LA VIOLENZA ASSISTITA DA MINORI
È qualsiasi forma di violenza a cui minori assistono all’interno della famiglia, agita contro figure di riferimento.
L’effetto della violenza contro le donne va oltre le persone direttamente interessate (vittima ed esecutore della violenza) e colpisce minori, famiglie, comunità e società in generale. È un fenomeno molto diffuso e trasversale, presente in ogni ambito culturale, sociale ed economico e che avviene prevalentemente all’interno del contesto familiare. Spesso, questo fenomeno viene tenuto nascosto da chi agisce la violenza, da chi la subisce, da chi
ne è a conoscenza.
Per una bambina o per un bambino, essere testimone di violenze familiari significa subire maltrattamenti in prima persona. Assistere direttamente a episodi violenti, o anche solo percepirne gli effetti, determina danni alla personalità e allo sviluppo dei minori, la cui gravità è pari a quelli prodotti dalla violenza subita.
La violenza assistita, in quanto maltrattamento psicologico, comporta effetti a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale. Anche se non risulta dimostrabile una correlazione lineare tra la violenza assistita e l’insorgenza di esiti clinici, conseguenze dannose provocate da abusi, maltrattamenti e violenze diverse, si verificano con grande frequenza, anche nei casi in cui il bambino o la bambina non manifesti un sintomo immediato.
Quando l’esposizione a scene di violenza è ripetuta, il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire in modo funzionale a livello sociale sono compromessi, sia durante l’adolescenza che nell’età adulta. Nell’immediato la violenza assistita può causare diverse manifestazioni di disagio come iperattività, stress, depressione, difficoltà scolastiche, ridotte capacità empatiche, svalutazione di sé e, sul lungo periodo, aumenta il rischio della
riproducibilità, ossia di sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come legittimo strumento relazionale soprattutto nei rapporti di coppia.
La violenza agita in famiglia racconta coercizione e controllo, determina progressivo isolamento sociale, evidenzia nelle pratiche tradizionali negative il sussistere di diritti umani negati. Il più delle volte, anche a distanza di tempo, la donna e i figli e figlie che hanno assistito alla violenza portano su di sé esiti pesanti del vissuto.
La donna che decide di allontanarsi dalla situazione di pericolo, spesso lasciando la propria casa insieme alle figlie e ai figli, deve trovare le risorse per far fronte alle nuove necessità che il distacco comporta, insieme all’elaborazione e alla ricostruzione dell’autostima. Deve fronteggiare la paura di nuove e più gravi difficoltà, spesso deve trovare un luogo dove proteggersi, sconosciuto al maltrattante, oltre a trovare le risorse economiche per mantenere sé stessa, le figlie e i figli.